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Invano l'Occidente cerca per sé una forma di agonia degna del proprio passato.
Emil Cioran
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Allerseelen + Dernière Volonté - Mestre 20.12.2003
Cronaca di una festa annunciata?: L'idea di un'incursione in terra italiana da parte di Gerhard (Allerseelen) accompagnato da un numero non ben precisato di amici era nell'aria già da parecchi mesi, e così, la recente conferma della serata messa finalmente nero su bianco da parte degli organizzatori di turno ha regalato a tutti gli interessati un meritato sospiro di sollievo repentinamente accantonato per far spazio alla proverbiale impazienza con cui si attendono i piccoli grandi eventi legati al nostro panorama musicale. Notte ricca quella del Solstizio: per la prima volta a casa nostra Allerseelen e Dernière Volonté, senza contare Albin Julius a braccetto per aprire le danze del dopo concerto. Tutti pronti con armi e bagagli, dischi a manetta e le ultime luci del tramonto ad accompagnarci lungo l'autostrada quando ormai ci ritroviamo ad una manciata di chilometri dal nostro obiettivo. Che sia proprio il caso di scrivere "cronaca di una festa annunciata"?
Warm-up: Mestre significa molte cose: un punto d'arrivo, un punto di partenza, una stazione dei treni, gli amici che ti aspettano pazientemente vicino ad una fermata del bus, una telefonata da parte del Teatro Satanico, un albergo che spunta in mezzo al nulla, una pizza, quattro chiacchere (diciamo pure cinque!), una strage di foto ed un sacco di risate. L'albergo dei nostri amici torinesi preferiti si trasforma ben presto in un'ideale base di lancio per la serata che sta prendendo piede. Ironia della sorte, l'Hotel Primavera è lo stesso ospitante Gerhard & soci, ed è così ci si ritrova ben presto lungo i corridoi dell'albergo a scambiare il proverbiale paio di battute in attesa della serata vera e propria. Una grossa e bella tavolata in pizzeria sarà l'ultima vera occasione per una sana chiacchierata in compagnia, dopo, come da copione, ci sarà spazio solo per il caos del locale, la musica che satura ogni ambiente disponibile, le mezze parole urlate all'orecchio dell'amico vicino, una birra consumata velocemente al banco, la fila per il biglietto, la fila per la tessera (ARCI ma, almeno questa volta, non mi scadrà dopo due settimane), la fila per il guardaroba, la fila agli stand, la fila per il bagno, la fila... ok, ci siamo capiti, no? Per carità, nessuna tragedia, anche se devo ammettere che mi sarebbe piaciuto non poco poter prolungare di almeno un'altra oretta la cena consumata presso il locale dell'Hotel, ma, in questo caso c'è poco da fare; il tempo vola e la mezzanotte ci sta già fiatando sul collo.
Un cartone sbilenco con sopra scritto "Jam": Il locale (anche questo come da copione?) sorge in mezzo al deserto del Gobi rivisto e corretto secondo le desolanti usanze tipiche di una zona industriale del Nord-Est. Una strada occupata da cantieri a profusione, sporadici capannoni e prefabbricati assortiti, una buona manciata di macchine addossate lungo il ciglio di una viuzza non asfaltata ed un segnale in cartone con scritto sopra a pennarello 'Jam'. Che altro dire? Benvenuti a casa.
Giunti all'interno del locale l'atmosfera sprizza una miscela di caos e spensieratezza palpabile lungo tutto il suo perimetro. Ci sono gli stand austriaci (Steinklang) e quelli nostrani (Amplexus), ci sono i vecchi amici e i nuovi fenomeni (da baraccone). Nel bene e nel male, ci siamo. Tutti.
I concerti monopolizzeranno -giustamente- la serata ma a prescindere da ciò, non posso nascondere il piacere con cui sono riuscito a ritagliare degli scampoli di 'dolce vita' in compagnia di molti friends & comrades intervenuti per l'evento così come non posso non assegnare il leone d'oro/premio fedeltà al buon Aldo Volpe di Exoteric: con tutta probabilità è la persona che si è fatta più chilometri in assoluto per poter essere con noi (e non è certo la prima volta che si sobbarca una buona decina di ore di viaggio in completa solitudine).
Il palco inizia a prendere vita, le luci danno il via alla loro danza. Si comincia.
Dernière Volonté: Lo ammetto, non mi hanno mai entusiasmato. Li conosco fin dai primi vagiti ma durante tutti questi anni non ho mai provato un particolare interesse e/o coinvolgimento rispetto al loro operato. Sebbene alcuni loro recenti interventi su compilation e alcune tra le loro ultimissime uscite mi abbiano piacevolmente sorpreso mi sono fissato questo appuntamento live come banco di prova per cercare di capire quale sia l'effettiva caratura del progetto francese.
Scenografia scarna, atmosfera livida e priva di fronzoli, il duo in divisa dopo una breve apparizione di Marthynna (Der Blutharsch) quale ospite alla voce, inizia la sua marcia solitaria attingendo a piene mani da un repertorio che vince ben presto ogni possibile diffidenza da parte del pubblico intervenuto. Il rischio di apparire come l'ennesima brutta copia di un Albin Julius adeguatamente ritoccato secondo uno schema coltivato oltre le Alpi viene fortunatamente accantonato. Dernière Volonté riesce nell'intendo di dar vita ad una suggestiva di miscela di sonorità spazianti tra il marziale e la new wave classe 1980. Brillano di luce propria coinvolgendo gli astanti con una carica emotiva ed una personalità che riesce nell'intendo di bucare lo schermo senza dover per questo concedersi ad inutili giochi d'immagine o tristi forzature estetiche tanto care a chi ingrassa quotidianamente le fila del baraccone neo-flop.
Mi devo ricredere, ma lo faccio con piacere: il concerto fila liscio dalla A alla Z, il cantato in francese entusiasma Chimenti (e non solo lui) mentre anche la mia stragista di dischi preferita (hallo, Miss Venerdì) mi promuove sul campo un gruppo che definisce "delle belle statuine" ma con personalità!.
Cronaca di una festa annunciata - fine atto primo.
"Buona sera, io sono Allerseelen": Tra un concerto e l'altro c'è la possibilità di farsi un giro per gli stand, consumare una cosa veloce al banco ed affrontare la fila da esodo biblico davanti alle porte del bagno.
Gli scambi di doni, le offerte per la causa e gli auguri per l'occasione si alternano a fiumi di parole mentre l'atmosfera ritorna a caricarsi velocemente alla vista di un Gerhard intento a muoversi freneticamente sul palco per gli ultimi ritocchi in vista del suo esordio nelle terre del Leone Alato.
Alle due estremità del palco appaiono due bambini incappucciati con delle candele in mano: siamo ormai nel cuore della lunga notte e tra pochi istanti Allerseelen prenderà pieno possesso della scena.
Gerhard apostrofa il pubblico con un piacevole italiano: "Buona sera, io sono Allerseelen" e poi presenta la "Canzone del Sogno" ("Traumlied") con la quale si aprono le sue danze. A dispetto di quanti avevano profetizzato un concerto votato ad un desolante immobilismo il piccolo Gerhard, assieme agli amici del gruppo tedesco Hekate quale truppa di supporto, stringe i presenti entro uno schema di ritmi e soluzioni sonore per alcuni versi inedito e ricco di mordente rispetto a certi suoi precedenti. La presentazione dell'edizione extra-lusso dell'album 'Venezia' non può non influenzare la scaletta messa in piedi per questo spettacolo che risente in maniera determinante della sua vicinanza alla città lagunare. Poche concessioni al di fuori del tracciato di musica marittima assemblato per l'occasione: vengono lasciati alcuni spiragli alle gemme di "Neuschwabenland", troviamo una "Santa sangre" in versione alquanto rivoluzionata, la delirante (e divertente) Nietzsche-swing-style "Llama", apparsa sull'ultimo lavoro degli Ô Paradis ("Serpiente de luna, serpiente de sol") è punto. Tutto il resto porta il marchio di "Venezia" impresso in bella evidenza.
Allerseelen è una strana macchina: i brani vengono strutturati su espedienti di ritmo e tappeti di elettronica minimale dove la voce ti accompagna come un mantra lungo un percorso ad anello chiuso. Se la soluzione piace, l'intera canzone elargisce una giusta dose di coinvolgimento e buonumore, altrimenti si rimane spiazzati (e magari un po' delusi). A parte due canzoni a mio avviso non proprio esaltanti, direi che per il resto del concerto mi sono potuto accodare alla fila dei soddisfatti ed appagati (tanto a livello musicale, quanto a livello umano). La musica che Gerhard propone gli viene dal cuore, lo si vede dall'entusiasmo con cui si destreggia sul palco mentre i battiti di questa sua dolce creatura si armonizzano fino a sovrapporsi idealmente al muto oscillare dei nostri corpi. Piatto ricco, quindi, mentre gli applausi del pubblico che accompagnano l'uscita di Allerseelen dal palco decretano il successo di una serata che molti di noi aspettavano da molto, molto tempo.
Cronaca di una festa annunciata - fine atto secondo.
Cronaca di una festa annunciata - atto finale: L'Albino prende ben presto possesso del podio, la pista si riempie velocemente ed io con altrettanta solerzia me ne esco fuori per fare quattro chiacchere con Gerhard che trovo a pochi passi dall'ingresso del locale. Gli confido il mio rammarico per l'assenza in scaletta di alcune gemme che appartengono al "Gotos=Kalanda" e per la killer-song "Panzergarten", ma lui, sorridendo, mi risponde per le rime: "A Venezia non ho visto giardini con i panzer!". Parole sante.
Ultime spese (inutile girarci intorno: il box di "Wir rufen deine Wölfe" è un acquisto obbligatorio), ultimi regali (un poster dell'Albino in versione intellettual-enigmatica?) ed ultimi saluti mentre la pista, ancora gremita, pulsa di anime inquiete che fanno buon viso alla sarabanda sonora selezionata dagli amici della WKN.
Tempo di tornare a casa mentre ormai la notte, dolce notte, comincia a dar spazio alle prime luci del nuovo mattino.
M. Ribaric